Grasse risate, lacrime magre!
Successivamente vediamo due attori-cabarettisti condannati a dover eseguire sketches umilianti di bassa lega per poi potersi permettere la propria poetica, la tragica vicenda di un regista idealista che si scontra con il Mercato Italiano, la storia stile anni sessanta di un attore che mette su famiglia, abbandonando il compagno di scena al proprio precario destino. Incroci di sentieri che saranno capitati a molti, il magico mondo del compromesso e della disillusione, quella fastidiosissima Età Adulta che ti bussa alla porta ad un certo momento, carica di doveri e di scelte che non ti somigliano affatto.
Ognuna di queste storie, in cui non smettono mai di chiamarsi per nome Fabio e Paolo, come a volersi prendere la piena, realistica responsabilità di quel che recitano, è raccontata con un amore malinconico ed agrodolce che ricorda Cechov, quando fa parlare la sua Nina, il suo Gabbiano. E guardandoli e ridendo con loro pensi a lei, quando finalmente è diventata un'attrice e passa a salutare Treplev e quel suo teatro dove muoveva i primi passi da ragazzina, e gli dice: “L'essenziale è saper resistere.”
Lo spettacolo fa ridere tanto, Paolo ha una presenza calviniana e leopardiana, piena di poesia, Fabio una chimica col pubblico immediata ed elettrica.