figli senza volto
Semira Belkhir, Federico Tinelli
Valentina Tescari
Beppe Sordi
La seconda conversazione riguarda gli anni settanta.
Scena 2.
La stessa cucina. Interno sera, al solito tavolo.
“E poi, come è andata?”
“Io iniziavo a intuire che c’era qualcosa di strano, ma ovviamente non osavo chiedere…”
“Mi passi la noce moscata? Chiedere cosa?”
“Non osavo proprio chiedere niente. Però un giorno eravamo in macchina insieme, eravamo andate a comprare… Non ricordo, forse delle scarpe. Pioveva che Dio la mandava. E vedo che due semafori più in là c’era un posto di blocco. Cioè, io non ci faccio neanche caso, era lei che…”
“Lei chi?”
“Lei che mi ha salutata e mi ha detto in fretta e furia, ma con una precisione chirurgica “Devo andare. Stai bene e salutami tutti, dimentica il mio volto”. Poi è scesa dall’auto e non l’ho più vista”.
“Mai più?”
“No”.
“Ma stai parlando di Pia, quella tua amica che aveva dei grandi camicioni, non si depilava le ascelle e prendeva sempre l’ascensore di servizio perché quella normale le faceva paura?”
“E che ne sai tu delle ascelle di Pia?”
“Perché d’estate non veniva col camicione: metteva la canottiera”.
“Comunque non era affatto Pia. Non l’ho più vista, ti ho detto.”
“E chi era? Dai, dimmelo!”