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Diplomazia

fornasariraccontato da
Bruno Fornasari
 
di
Cyril Gely
 
regia
Elio De Capitani
Francesco Frongia

con
Ferdinando Bruni
Elio De Capitani
Michele Radice
Alessandro Savarese
Simon Waldvogel

luci
Michele Ceglia


 
Stavo per cominciare a scrivere di Diplomazia, testo raffinato di Cyril Gely, ed è arrivata la notizia di una nuova chiusura dei teatri. Era tarda sera e avrei iniziato più o meno così: Abbiamo visto lo spettacolo Diplomazia di Cyril Gely al debutto. Noi del Filodrammatici non siamo ancora riusciti a ripartire, e poter stare in sala a sostenere gli amici dell’Elfo-Puccini, che hanno scommesso sulla ripartenza con una produzione in grande stile, ci ha dato conforto e fatto sentire parte di una comunità che cominciava pian piano a riprendersi. Tutti con le mascherine, tutti seduti, tutti insieme, spettatori, artisti e organizzatori, in un unico respiro, in attesa che si aprisse il sipario.

Avrei iniziato così, più o meno romanticamente, e avrei proseguito cercando di trasmettere le sensazioni di quella serata, ma è arrivata la notizia di una nuova chiusura dei teatri, non solo dei teatri certo, ma, nonostante l’applicazione rigorosa di tutte le norme di sicurezza e di distanziamento, nonostante il contributo all’aumento dei contagi sia parso esiguo rispetto a contesti molto più rischiosi, è arrivata di nuovo una chiusura dei teatri.

Il drammaturgo parigino Pierre Decourcelle, che scrisse anche per la grande Sarah Bernhardt, definisce la diplomazia come la via più lunga tra due punti. Una strana battaglia, un gioco che per avere senso non può e non deve chiudersi a somma zero, non potendosi permettere né vincitori né vinti. Perché il successo diplomatico sta tutto nel fare in modo che qualcun altro trovi molto più vantaggioso decidere di fare a modo tuo. Ma come si può misurare questo vantaggio? Chi o che cosa può definire la posta in palio?