Tropicana
Roxana Oana Doran
produzione
Fondazione Luzzati
Teatro della Tosse
L’autrice Irene Lamponi, che è anche la Tenera in scena, ammette che è l’unico elemento non autobiografico. Come volesse scusarsi che un Leonardo non esiste davvero ma, siccome a tutti ci è dato sognare, allora immaginiamo che qualcuno ci sia, là fuori, che è pronto a farci davvero vibrare e sentire le farfalle nello stomaco. Però Leonardo ha un limite, è talmente pudico da essere quasi un fuori luogo in quella casa. Nella scena del quasi-nudo di un tentato amplesso sul pavimento, vede la situazione talmente sbagliata da reagire con una fuga dove chiunque altro sarebbe andato fino in fondo.
C’è lieto fine? Chissà! Lieto è un vocabolo troppo soggettivo. Quel che è per me potrebbe non esserlo per qualcun altro. Come quelle nuvolette appese sulla scenografia scarna. Forse sono le avvisaglie della tempesta definitiva che spazzerà via il tutto. O magari sono solo le testimoni di un tramonto che ci pennella addosso quella quiete che, prima o poi, tutti sogniamo. Un albero di Natale di fronte al quale scartare i regali. Un’anima affine che col tono di voce perfetto ti sussurra un «è tutto a posto» sprofondandoti in un abbraccio.