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The Pride

rossi
raccontato da
Tobia Rossi
 
di
Alexi Kaye Campbell
 
con
Luca Zingaretti
Valeria Milillo
Maurizio Lombardi
Alex Cendron

regia
Luca Zingaretti

scene
André Benaim

luci
Pasquale Mari
 
La qualifica di sentimentale viene normalmente attribuita a robetta mainstream di scarso valore culturale. Sentimentale uguale stucchevole, ingenuo, una bazzecola in confronto alle opere-d’arte-contemporanea figlie del cinismo imperante, del nichilismo cosmico, tanto autentico e profondo nei maestri del postmoderno che l’hanno sentito ed esplorato, altrettanto a rischio di farsi programmatico, meccanico in molti tentativi di cinema, teatro e letteratura di oggi.

The Pride, al Piccolo Strehler nel mese di novembre, è una grande opera contemporanea e sentimentale. Il testo di Alexi Kaye Campbell, drammaturgo inglese ma nato ad Atene da padre greco, si prende la responsabilità di parlare del cuore e al cuore. Due storie scorrono parallele, una si svolge nel 1958, l’altra nel 2015, entrambe a Londra, ciascuna racconta di tre personaggi, in entrambe una coppia di uomini è chiamata a mettere in discussione la propria relazione.

I due racconti presentano affinità, rifrazioni, richiami, sollevano questioni che ruotano attorno al macro-tema dell’Identità. Tutto parla in questo spettacolo, il Tempo, prima di tutto, ma anche lo Spazio, anzi, gli Spazi: stanze, parchi e strade di Londra diventano stanze, parchi e strade dello spirito.

Parlano poi i personaggi, dolenti e fragili, divertenti, persino meschini, così imperfetti da essere perfetti, incarnati da Luca Zingaretti (anche regista), Maurizio Lombardi, Valeria Milillo, Alex Cendron.