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Thanks for Vaselina

lombezzi
raccontato da
Giulia Lombezzi
 
drammaturgia
Gabriele Di Luca
 
con
Gabriele Di Luca
Massimiliano Setti
Beatrice Schiros
Ciro Masella
Francesca Turrini

regia
Gabriele Di Luca
Massimiliano Setti
Alessandro Tedeschi
 
luci
Diego Sacchi
 
 

La prima cosa che parla, in questo lavoro, è senza dubbio la scenografia. Due archi di luce violacea lacerano lentamente il nero dei primi secondi di spettacolo, creando un ambiente fantascientifico, che tiene il pubblico sospeso in un universo astratto e misterioso dove potrebbe accadere qualsiasi cosa, qualsiasi creatura umana o aliena potrebbe palesarsi da un momento all'altro.

 

Poi, con una brusca virata, la luce piena, le parole, la realtà. Setti e Di Luca, con due tute da coltivatore che fanno pensare a degli schizofrenici astronauti, ci schiaffano in un carosello di spaccio indaffarato e incazzoso dove sono sorti un mucchio di problemi, primo fra tutti: un ingente quantitativo di droga nascosto nel culo di un cane a piede libero per la città.

 

Cinque personaggi con dentro cinque attori respirano fra le pareti verdognole di una dismessa casa di periferia. Ognuno di loro porta lì dentro il proprio mondo, ben preciso, e lo mescola con quello degli altri in una miserabile polifonia; abbiamo Fil (Di Luca), parlata spiccia alla Breaking Bad e movenze corazzate da imprenditore milanese, aggrappato visceralmente al proprio cinismo perché è l'unica cosa in vita sua che non l'abbia mai abbandonato; abbiamo Lucia (Beatrice Schiros), che tiene focosa le briglie della scena come un assatanato domatore di cavalli ed insieme ad Annalisa, il marito transessuale (Masella, che ricorda la delicatezza di Agrado, ma nasconde dentro tutto il dolore di Esteban padre) ci evoca l'amore complicato di Almodovar, il suo continuo lasciarsi, cercarsi e raccogliersi;