Salomé
Salta il tempo: sbaglia il presente, torna il passato, che precipita nel futuro.
“Ognuno uccide ciò che ama!”
La storia si mischia in un vortice da “Cent’anni di solitudine”: un’unico grande amore. Corrotto, ma incorruttibile, come tutti gli Amori degni di tal nome. Si confondono le figure nella luce fredda e bugiarda della luna. E alla fine quella Storia parla un po’ anche di te che guardi. È di tutti. Ma nessuno la possiede. E, sulla scena, danza.
“Danza, Salomé!”; “Danza, Iocanaan!”
Danza anche tu, spettatore. Fino a quando brillerà l’ultimo lustrino, fino a quando i tacchi ti reggeranno e il trucco riuscirà a nasconderti dallo sguardo della verità.
“Ognuno uccide ciò che ama!”
È tutto un gioco, in fondo. L’Amore, un riflesso; la Vita, un soffio; la Verità, sottile come una virgola…
Esci da teatro e ricominciano gli inseguimenti. Torni rapido, sintetico. Ma. C’è qualcosa che continua a camminare con te.
Uno specchio che, per un attimo, ti ha fatto piombare nel tuo personale Paese delle Meraviglie. Una lente che, è stato un soffio, ma ti ha messo a nudo sulla scena.
“Ognuno uccide ciò che ama!”
…forse… ma chi ama veramente, uccide l’amato con Arte.
Di tutti e personale: il Teatro.
Sottile e misteriosa: Wilde.
Unica e molteplice: Salomé.