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le sedie

montedororaccontato da
Marialuisa Montedoro
 
assistente regia
Giordana Faggiano

assistente scene
Nathalie Deana

produzione
Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale



 

Hanno scelto di fare fronte comune. Con l’età è arrivato anche l’isolamento e si sa che quando si è isolati è più difficile far finta di non essere soli (pandemia docet). È arrivato il tempo dei ricordi. E soprattutto è arrivata la disperante consapevolezza della banalità del nascere, del morire e di tutto quello che sta nel mezzo. Un mare di tempo libero sul quale volteggiano gabbiani saprofagi. I bilanci. Io e te. Te e io. Uffa che barba. Uffa che noia.

Movimentiamo questo mortorio. Facciamo una mega réunion e invitiamo un grande oratore che ci riveli una buona volta quale sia il senso della vita. Il vecchio e la vecchia si danno da fare. Tutto è pronto. Gli assenti ci sono tutti e sono stati fatti premurosamente accomodare sulle sedie.

Ma è proprio qui che Valerio Binasco, con una bellissima intuizione, scompagina la storia. Nessun oratore sordomuto alla Ionesco. Cade la quarta parete. La luce si sposta sulle poltroncine della platea popolata di presenze. Qualcuno c’è davvero a dispetto delle sedie vuote sul palco. Forse il teatro da solo non basta a dare un senso ma certamente può lenire il dolore e farci sentire meno soli. Proprio come l’amore che lega la vecchia e il vecchio, che sembrano riuscire infine ad esorcizzare la paura per avviarsi, con rassegnato disincanto, incontro alla morte. Paradossalmente, albeggia.