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le sedie

montedororaccontato da Marialuisa Montedoro
 
di Eugène Ionesco
 
regia
Valerio Binasco

con
Michele Di Mauro
Federica Fracassi

scene e luci
Nicolas Bovey

costumi
Alessio Rosati

musiche
Paolo Spaccamonti

 

Niente sipario: la scena è aperta. Due teste sul palco. Altre teste in platea. Siamo solo una moltitudine di individui imprigionati dentro persone.

Il palco è il day after della vita di ognuno (un plauso a Nicolas Bovey per la scena e le luci). Il vecchio e la vecchia sul palco mi fanno pensare a due persone che conosco: una mia zia, che soffre di demenza senile e che da quando ne soffre è diventata simpaticissima (non che prima non lo fosse, ma ora molto di più), e suo marito che, seppur ancora più anziano di lei, passa le giornate ad accondiscenderla, veleggiando tra la tenerezza e il sarcasmo. Anche la vecchia sul palco muove a simpatia. È anche tenerissima e poetica questa vecchia (sì Fracassi, sono certa che, in lontanissimo futuro, sarai una vecchietta irresistibile come quella che hai portato in scena).

Anche lui è simpatico. Meno romantico certo, ma a suo modo tenero pure lui quando accoglie l’invito di lei a raccontarle per l’ennesima volta una storia, sempre la stessa da centosettantacinque anni ma che resta interessante per chi ha uno spirito nuovo tutte le sere (perfetta la musica di Spaccamonti che fa da sottofondo).

Il vecchio, a tratti, è anche un po’ prepotente (a proposito Di Mauro, è vero che ad un grande attore si perdona tutto, però qualche sedia potresti movimentarla pure tu, mica mi puoi schiavizzare la Fracassi). Potremmo dire che i due si amano. Polverosi e lisi come gli abiti che indossano (indovinati i costumi di Alessio Rosati), in uno spazio senza tempo nel quale regna l’oscurità.