L'avversario
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raccontato da
Camillo Scaglia
di
Emmanuel Carrère
lettura scenica di
Invisibile Kollettivo
con
Nicola Bortolotti
Lorenzo Fontana
Alessandro Mor
Franca Penone
Elena Russo Arman
e di nuovo in scena
Niki
si ringrazia
Georges Epinette
per i contributi in francese
Camillo Scaglia
Emmanuel Carrère
Invisibile Kollettivo
con
Nicola Bortolotti
Lorenzo Fontana
Alessandro Mor
Franca Penone
Elena Russo Arman
e di nuovo in scena
Niki
si ringrazia
Georges Epinette
per i contributi in francese
Da dove iniziare? Da Romand? "Non sono mai stato così libero, la mia vita non è mai stata così bella. Sono un assassino. La mia immagine agli occhi della società è la peggiore che possa esistere, ma è più facile da sopportare che i miei vent'anni di menzogne".
Da Carrère stesso? "Non credo che in generale la finzione sia dalla parte del falso, dell'impostura. Solo che per me, nel mio uso personale, sì."
La realtà e la menzogna, la verità e la finzione, la vita e il teatro. Simili e distanti anni luce. Ma Carrère le porta a coincidere e sovrapporsi...
Quanta realtà nutre le invenzioni del cinema italiano di questi ultimi anni. Quanta verità risplende attraverso la dichiarata finzione del palco. Dalla cronaca alla letteratura, in una ininterrotta dissolvenza tra la prima e la terza persona. Le voci dei morti e le parole dei vivi. Le parole le parole le parole.
Tutto era evidente (così sembra, con il senno di poi), ma nessuno vedeva, forse nessuno davvero guardava, forse solo ascoltava. Nemmeno, solo sentiva. Un pubblico compiaciuto, appagato da una comoda versione dei fatti, dall'abile spettacolo di una vita. Di una NON vita.
Da Carrère stesso? "Non credo che in generale la finzione sia dalla parte del falso, dell'impostura. Solo che per me, nel mio uso personale, sì."
La realtà e la menzogna, la verità e la finzione, la vita e il teatro. Simili e distanti anni luce. Ma Carrère le porta a coincidere e sovrapporsi...
Quanta realtà nutre le invenzioni del cinema italiano di questi ultimi anni. Quanta verità risplende attraverso la dichiarata finzione del palco. Dalla cronaca alla letteratura, in una ininterrotta dissolvenza tra la prima e la terza persona. Le voci dei morti e le parole dei vivi. Le parole le parole le parole.
Tutto era evidente (così sembra, con il senno di poi), ma nessuno vedeva, forse nessuno davvero guardava, forse solo ascoltava. Nemmeno, solo sentiva. Un pubblico compiaciuto, appagato da una comoda versione dei fatti, dall'abile spettacolo di una vita. Di una NON vita.