In trincea
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raccontato da
Valeria Cavalli
drammaturgia
e regia
Michele Di Giacomo
con
Michele Di Giacomo
Federico Manfredi
Umberto Terruso
produzione
Oyes
Valeria Cavalli
e regia
Michele Di Giacomo
Michele Di Giacomo
Federico Manfredi
Umberto Terruso
produzione
Oyes
No. Uno spettacolo sulla guerra io non vado a vederlo. C’è guerra dappertutto, ci manca solo di ritrovarla anche a Teatro. Ma si tratta della Prima Guerra Mondiale! Ah, beh allora... doppio no. Il primo è quello che si legge due righe più su e il secondo perché una guerra non voglio ricordarla.C’è anche un terzo no,un po’ più meschino: le previsioni dicono che nei prossimi giorni ci sarà il sole e, dopo tutto ‘sto inverno, non ho voglia di chiudermi in teatro di mattina. Già perché si tratta di una scolastica, alle 10.30. Quindi è no. Ben motivato mi pare.
Poi a crepare il muro delle mie resistenze, muro che si vedrà essere solido come una gelatina di lampone, arriva una mail di Michele Di Giacomo. Anzi le mail, due. Gentili. Prendo tempo, dico forse, se riesco, se non ho urgenze, sai com’è…le prove, eventualmente, casomai non potessi venire, avvertimi quando lo rifarete ancora. Mentre recito questo trito rosario che mi apre infinite vie di fuga e mi permette di non passare per maleducata, penso a quante volte ho sentito io queste parole. E ora sono proprio io a dirle. A una giovane compagnia. Non va bene. Quindi eccomi martedì mattina, puntuale, davanti al Filodrammatici, eccomi inghiottita dalla chiocciola bianca a forma di scala che porta in platea, eccomi seduta.
Loro, sono in tre, già “In Trincea”. Non ancora dentro quella storia ma pronti a entrarci appena il buio di sala ci divide. E dopo poco dentro quella storia lì ci siamo tutti, anche i più riluttanti come la sottoscritta, anche i più anagraficamente distanti come i ragazzi che assistono alla replica.
Poi a crepare il muro delle mie resistenze, muro che si vedrà essere solido come una gelatina di lampone, arriva una mail di Michele Di Giacomo. Anzi le mail, due. Gentili. Prendo tempo, dico forse, se riesco, se non ho urgenze, sai com’è…le prove, eventualmente, casomai non potessi venire, avvertimi quando lo rifarete ancora. Mentre recito questo trito rosario che mi apre infinite vie di fuga e mi permette di non passare per maleducata, penso a quante volte ho sentito io queste parole. E ora sono proprio io a dirle. A una giovane compagnia. Non va bene. Quindi eccomi martedì mattina, puntuale, davanti al Filodrammatici, eccomi inghiottita dalla chiocciola bianca a forma di scala che porta in platea, eccomi seduta.
Loro, sono in tre, già “In Trincea”. Non ancora dentro quella storia ma pronti a entrarci appena il buio di sala ci divide. E dopo poco dentro quella storia lì ci siamo tutti, anche i più riluttanti come la sottoscritta, anche i più anagraficamente distanti come i ragazzi che assistono alla replica.