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E io dico no

montedororaccontato da
Marialuisa Montedoro
 
luci
Claudio De Pace

regia video
Fabio Bettonica

produzione
Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa
in collaborazione con Università degli Studi di Milano

 
“Portare in scena” è un’espressione tecnicamente corretta, ma io ho assistito a qualcosa di più. Un attore per definizione recita; in definitiva finge. Ma Flavio Albanese, Pasquale Di Filippo e Tommaso Minniti, oltre ai già citati Sergio Leone e Gabriele Falsetta, hanno portato non solo la loro professionalità ma anche la loro passione civile. Qualcosa di talmente genuino che per un attimo mi son sentita perduta e dolorante quando Gabriele Falsetta mi ricorda che possiamo assolvere noi stessi, ma non potremo mai eliminare i mafiosi finché non elimineremo la mafia che è in noi: “…Altro che peste, altro che piovra: noi siamo come l’oscurità, siamo dappertutto e viviamo in simbiosi con il lato oscuro di ciascuno di voi…”

E’ labile il confine tra legalità e mentalità mafiosa, sottile come il frutto argenteo e quasi trasparente della lunaria annua. Ecco perché spettacoli come questo sono preziosi. Aiutano a tenere alta la soglia d’attenzione. Quel “Io dico no…” pronunciato da Tommaso Minniti mi rimette al mondo, ché non tutto è perduto. Dipende solo da noi. Ce la possiamo fare. Ce la dobbiamo fare.

Questa volta, oltre agli attori, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno creduto in questo progetto, e in particolare Nando Dalla Chiesa e i suoi studenti che hanno seminato nella luce, Marco Rampoldi per regia e Paola Ornati per la drammaturgia, Marco Rossi per le scene, Claudio De Pace per le luci e Fabio Bettonica per la regia video e, last but not least, Sergio Escobar che ha creduto nella produzione di questo magnifico spettacolo.