Depilazioni artificiali
raccontato da Matteo B. Bianchi
di Carlotta Corradi
Alex Cendron Alessandro Riceci
Veronica Cruciani
Barbara Bessi
C’è un duo musicale americano, gli Aluminum Group, autori di un pop raffinato tra l’elettronico e il cantautorale, che anni fa ha pubblicato un album il cui titolo era curiosamente la parola italiana “Pelo”, con il particolare di un avambraccio peloso sulla copertina.
E’ a quel titolo e a quella immagine che penso mentre mi siedo nella sala Bausch del Teatro Elfo Puccini per assistere a “Peli” di Carlotta Corradi. Mi chiedo cosa avessero in mente gli Aluminum Group scegliendo quel titolo (era solo un’allusione erotica? era altro?) e perché l’autrice abbia compiuto la stessa scelta per uno spettacolo con protagoniste due donne interpretate da due uomini.
La risposta, almeno per quanto riguarda il testo teatrale, mi giunge circa a un terzo della rappresentazione, quando una delle due protagonista, una vedova, parlando di uomini cita i peli e aggiunge che magari li trova brutti ma li apprezza in quanto sono veri, a differenza dei toraci lisci e posticci dei depilati. Ecco dunque il significato, non del titolo, ma dello spettacolo: un testo sulla verità e sulla nostra disponibilità a farci i conti.
Ho un debole per le metafore corporee: muscoli, sudore, sangue, vene, genitali, organi interni, giunture... Quando compaiono nel discorso hanno sempre l’effetto di farlo precipitare nel concreto, nell’umano. Questo siamo.