harvest
Per terra c'è polvere, e avanzi. Ma avanza soltanto un poco di riso. Talvolta, ogni tanto. E ovunque si metta di naso chiunque, c'è puzzo di fogna.
Ma un giorno, un bel giorno arriva la grande notizia. Che Om ha trionfato al colloquio. Che ha vinto il lavoro migliore. Il posto nel posto che aiuta i migliori. E Om da peggiore, da scarto di carne, da uomo pochissimo e piccolo, avrà la sua parte nel grande ingranaggio del mondo. Darà una mano alle popolazioni più ricche e bisognose della terra. E poi anche l'altra, di mano, darà. Darà quella cosa che ha, la unica e sola. Il corpo di Om. Con calma. Non c'è mica fretta. Un pezzo alla volta. Un rene quel giorno. Un osso dell'anca quell'altro. In cambio riavrà quel che non ha mai avuto. Che santa notizia! Avrà mille pentole, stoviglie, poltrone, e luci e colori, tappeti, visoni e quel magnetofono che tanto sognava che era bambino. E potrà goderli. Un poco, non troppo.
Perché prima o poi di Om resterà giusto un osso. Il cambio è un vantaggio: farà la sua madre felice, felici saranno i ricchi del mondo per aver avuto in cambio d'un gruppo elettrogeno, d'un paio di chip, d'un tele drin drin, un fegato nuovo, la retina tanto agognata e l'occhio bluissimo intenso. Felice e di più sarà Ginni, la ricca più ricca di turno. La donna bellissima e scaltra, la bianca, la bella, la secca Virginia. Che riceverà Om. Non tutto. A pezzetti. A tranci. A fette di Om. La benefattrice. E Jaya? Sarà poi contenta? O un Urlo sarà. Che spettinerà il mondo.