The Aliens
Silvio Peroni come sempre lancia una sfida; cerca un testo e un autore poco conosciuto o ancora non rappresentato in Italia, in questo caso Annie Baker e lavora affinché le sue parole, il suo tempo e quel senso del racconto possano essere ‘ascoltati’ dal pubblico italiano. Poi si dedica agli attori, li ascolta, li guida in quel mondo, li spinge a respirare tra i silenzi e le parole per centrare la storia e farli essere lì, in quel momento, in quell'istante e vivere quell'attimo per raccontare la complessità di un mondo, il nostro, che fugge anziché ascoltare, che sostiene i vincenti isolando i perdenti, che ha paura del valore dell’ inadeguatezza perché è complicato affrontare le diversità ed è sempre più facile e rassicurante l'omologazione. In scena ci sono tre attori bravi, Giovanni Arezzo, Francesco Russo, Jacopo Venturiero, capaci di consegnarsi nelle mani di una storia senza giudizio e senza paura, restituendo al pubblico il respiro inadeguato e disagiato di tre ragazzi alla ricerca di qualcosa, desiderosi di poter per una volta respirare senza dovere qualcosa a qualcuno, senza vedere spegnere la propria "lanterna magica" cercando di raccogliere la sfida di Bukowsky
fallo fino in fondo.
Altrimenti non iniziare.
Se vuoi provarci,
fallo fino in fondo.
Ciò potrebbe significare
perdere ragazze, mogli,
parenti, lavori
e forse la tua mente.
Fallo fino in fondo.
Guiderai la vita fino alla
risata perfetta.
È l’unico buon combattimento che c’è”.
Il risultato di questa sfida è tutto da scoprire per ciascuno dei tre ragazzi ma anche in fondo per ciascuno di noi.
Il retro di un bar, due ragazzi Kj e Jasper, la vita che giorno dopo giorno lentamente scorre tra parole che si sciolgono in una lenta e dondolante indolenza che li avvolge e gli fa compagnia nei loro incontri quotidiani. Il mondo produce vita, rumori, incontri, sensazioni, delusioni, vittorie, fallimenti ma Kj e Jasper hanno deciso di prendersi una pausa; in quello spazio "rubato", cercano di vivere il loro presente, fuori da ogni logica, aspettativa, regola. Jasper sta cercando di scrivere un romanzo, Kj lo ascolta avvolgendo le sue parole in un silenzio che raccoglie le sensazioni che la vita, anche se la si allontana, ti butta addosso senza chiederti il permesso; il legame che li unisce non è codificato ma è un flusso al quale si abbandonano tra realtà, letteratura (Bukowski per primo) e canzoni (hanno una band "The Aliens"). All'improvviso arriva Evan che rompe gli schemi, un ragazzino che lavora nel bar, deve ancora finire il liceo e guarda al futuro con paura e incertezza ma anche con desiderio e tanti sogni e aspettative. KJ e Jasper pian piano lo accolgono nel loro "cerchio" e cambiano prospettiva; escono dalla bolla che si sono costruiti per non essere investiti dal dolore della quotidianità e di un mondo che li respinge perché non sono abbastanza, cominciano un viaggio alla riscoperta del loro io, ciascuno a proprio modo, attraversando il dolore, la delusione, la vita, la morte ma soprattutto abbattendo quel torpore che gli impedisce di ascoltare il rumore dell'esserci, del vivere, quello che ti fa sentire il rumore del battito del cuore che sovrasta il silenzio della paura. Decidono di provarci, per una volta fino in fondo…