Robert e Patti
raccontato da
Flavio Feniello
Emanuele Aldrovandi
Francesco Frongia
con
Ida Marinelli
Riccardo Buffonini
Loris Fabiani
luci
Giacomo Marettelli Priorelli
suono
Gianfranco Turco
“Robert e Patti”, scritto da Emanuele Aldrovandi, racconta di come un’artista è tale indipendentemente dal successo di pubblico. La protagonista, Patti, una superba Ida Marinelli, ci dice che l’arte si compie nel momento in cui “illumina”, qualcuno o qualcosa: e anche se raggiunge una sola persona, in quel momento si è fatta “arte”. Tutto il resto, notorietà, concerti, non sono necessari, non aggiungono e non creano nulla. Anche se a fine mese l’affitto va pur pagato.
Lo spettacolo, ambientato a metà degli anni duemila, ci racconta di Patti, una cantante che si esibisce in locali notturni con cover di Patty Smith; al suo fianco altri improbabili sosia di Elvis, Aretha Franklin, tutti seguiti dallo stesso agente (il bravo Loris Fabiani), che insegue rocambolescamente Patti perché continui ad esibirsi e onorare il suo contratto. Ma ormai a lei non interessano più quelle serate: ha sempre più il bisogno di conservare la sua arte, di creare, e soprattutto di mantenere vivo il ricordo del suo amante, Robert (l’altrettanto bravo Riccardo Buffonini), scomparso troppo giovane e continuare a viverlo. Così, la realtà di un padrone di casa che la disturba solo per cercare di sfrattarla, attraverso la lettura di uno scritto dei dialoghi tra Robert e Patti, va in dissolvenza verso i ricordi e le allucinazioni. Ricordi belli, di momenti di creazione, di amore, ma non solo, anche di scontri, di disillusioni. Ma una cosa non si è mai smarrita in questi quarant’anni, nemmeno all’interno della casa di Patti dove regna il caos di valigie ancora da svuotare, scatoloni ancora chiusi come in procinto di un trasloco: l’arte di Patti, la sua creatività, la sua necessità di illuminare, fare arte e quindi vivere.