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qui città di M.

quaranta
raccontato da
Filippo Quaranta
 
di
Piero Colaprico
 
con
Arianna Scommegna

regia
Serena Sinigaglia
 
scene
Maria Spazzi

costumi
Federica Ponissi

luci
Alessandro Verazzi
 
C’è qualcuno? C’è qualcuno nella città di M., così maltrattata, stropicciata, denigrata, odiata? In queste strade tutte uguali, in questi cantieri mai finiti, in queste periferie che ci raccontano storie di periferia, c’è qualcuno?

La città di M., la città Madre e Matrigna se ne sta lì: accoglie, mastica, inghiotta, risputa i suoi esseri umani. Restituisce umanità e l’umanità viene portata in scena, in una scena nella quale ci siamo noi tutti, figli e figliastri di questa città di M., che ci accoglie, ci mastica, ci inghiotte e ci risputa in faccia i nostri limiti, le nostre ossessioni, le nostre paure, le nostre mancanze.

Eppure la città di M. la si ama, come si ama anche la peggiore delle madri. La si ama percorrendone quelle strade tutte uguali, così, ascoltando Mina e guidando a fari spenti nella notte per vedere se poi è così difficile morire.
Perché ci vogliono le palle quadre per vivere nella città di M. e solo quando le hai tirate fuori la città di M. ti amerà, ti proteggerà, ti vorrà con lo stesso amore portato in scena da A.