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Lousy Carter

montedororaccontato da Marialuisa Montedoro
 
regia 
Bob Byington
 
sceneggiatura
Bob Byington

fotografia
Carmen Hilbert
Lauren Pruitt

montaggio
Kris Boustedt


 

Nomen omen. Lousy Carter, l’incapace Carter, è il protagonista dell’amara commedia del regista e sceneggiatore americano Bob Byington.

Il film narra degli ultimi 6 mesi di vita di un uomo, giovane ma non più ragazzo, malato terminale (ma siamo poi sicuri che davvero non ci siano speranze?), succube della madre, nerd ai tempi della scuola, professore di letteratura per sopravvivenza, pieno di debiti, un baby-man per l’ex fidanzata; in definitiva quello i più definirebbero un disadattato, una persona non adatta alla vita.

Però Lousy è capace di sognare. E sogna in grande. Tra una sequenza e l’altra, punteggiate da un bel pezzo di Caitlin and Brent (Mirage) e una sonata di Mozart, si affaccia pure Freud e persino una seduta psicanalitica si trasforma in un atto comico.

I dialoghi la fanno da padrona: l’apparente involontaria amara comicità è di spessore, il ritmo perfetto. Tutto il cast è all’altezza, non solo l’attore protagonista: David Krumholtz, arcinoto negli States per aver interpretato Charlie Eppes nella celebre serie televisiva Numb3rs prodotta dai fratelli Ridley e Tony Scott. Scelta perfetta per il ruolo, con quella bella faccia intelligente, aperta e che fa istintivamente simpatia.