L'importanza di chiamarsi Ernesto
Ferdinando Bruni
Francesco Frongia
con
Ida Marinelli
Elena Russo Arman
Luca Toracca
Nicola Stravalaci
Giuseppe Lanino
Riccardo Buffonini
Cinzia Spanò
Camilla Violante Scheller
luci
Nando Frigerio
Quando vado a teatro, talvolta mi annoio, più spesso mi commuovo, rarissimamente rido. E’ giunto il momento di sfatare il luogo comune che il teatro di qualità debba necessariamente essere noioso o commovente.
“L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde, in scena al Teatro Elfo Puccini, ne è la dimostrazione. Provare per credere.
POW! WOW! Faccio irruzione all’Elfo (sono in ritardo); il testo che va in scena l’ho letto alle medie e me ne rammento poco o niente.
Comme d’habitude, mes amis les spectateurs, prima di recarmi a teatro, ho riletto velocemente la trama, che a leggerla sembra complicatissima e quindi ve la risparmio.
I miei radi ricordi risalgono ai tempi della scuola media inferiore e proprio da lì son ripartita: si apre il sipario e...TA-TAN!...mi ritrovo catapultata nientepopodimeno che a... Paperopoli!
Ecco Gastone e Paperino! (uno spassosissimo Riccardo Buffonini/Sir Algernon Moncrieff e un convincente Giuseppe Lanino/John Worthing). E poi Nonna Papera (non me ne vogliano la meravigliosa Ida Marinelli e soprattutto la temibile Lady Bracknell), una miopissima e gustosissima Paperina (Elena Russo Arman/Gwendolen Fairfax), la sollazzevole Paperetta Ye-Ye! (Camilla Violante Sheller/Cecily Cardew), e la buffissima e azzeccatissima Brigitta Mc Bridge (Cinzia Spanò/Miss Prism).