La scuola delle scimmie
Francesco Frongia
movimenti coreografici
Marta Belloni
assistente
scene e costumi
Federica Pellati
direzione tecnica
Silvia Laureti
assistenti alla regia
Gaia Carmagnani
Ilaria Longo
produzione
Teatro Filodrammatici
di Milano
Se googlate “Darwin evoluzionismo”, vi appaiono le immagini dell’evoluzione dell’uomo, che, ohibò, all’inizio nient’altro era che una scimmia, che ha fatto carriera, inventando le case, le strade, le automobili. Che culo.
La teoria creazionista sostiene, invece, che il fatto di presupporre che ci sia stata un’evoluzione in senso positivo dalla scimmia all’uomo (sicuramente i sostenitori di tale teoria si sono persi l’ultima edizione del Grande Fratello) sarebbe contrario ad una legge della termodinamica, basata sul concetto di entropia, cioè sul disordine. Per spiegare l’esistenza dell’uomo sarebbe necessario, quindi, teorizzare l’intervento di una forza creativa esterna, o, per non saper né leggere né scrivere, divina.
Ribadisco, in scienze naturali avevo 4, ma, mi sembra, più o meno è così. Sorry, prof.!
Ora, che cosa c’entra, vi chiederete voi, tutto questo mega pippotto un po’ da addetti ai lavori con uno spettacolo teatrale firmato da Bruno Fornasari, che, almeno di solito, di pippotti non ne fa?
Beh, innanzitutto, il mega pippotto tocca alcune delle questioni da sempre più dibattute nella storia occidentale e, cioè, quella dell’esistenza di Dio o, almeno, quello di un principio creativo esterno, che precede l’uomo.
Per carità, non voglio convincervi che il buon creatore ci sia o non ci sia, vedetevela con il vostro strizzacervelli. E state sereni che anche l’obiettivo de La scuola delle scimmie è un altro.
Questo meccanismo è presente in quasi tutti i dialoghi tanto che le risate tra il pubblico sono state numerose. Parlerei a buon diritto però di un riso amaro, dato che ogni volta che mi ritrovavo a ridere mi chiedevo se ne avessi il diritto dato che le situazioni erano palesemente tragiche.