La fabbrica dei preti
raccontato da
Flavio Feniello
Giuliana Musso
Francesca Laurino
assistenza e ricerche fotografiche
Tiziana De Mario
realizzazione video
Giovanni Panozzo
Gigi Zilli
ricerche bibliografiche
Francesca Del Mestre
L’amore, la conciliazione, il dialogo, il rapporto con gli altri: queste sono condizioni fondamentali nella vita di uomini e donne, perché si possa parlare di “vivere”.
Giuliana Musso, con il suo splendido spettacolo La fabbrica dei preti, visto al Teatro Elfo Puccini di Milano, ci parla proprio di queste necessità: sola in scena, con un monologo ricco di dettagli, leggero e complesso, ci parla della vita di tre preti usciti da quelle che erano delle “fabbriche” ( i seminari pre-concilio ) dove veniva accolto l’uomo “per quello che rinunciava ad essere” e non per quello che era.
Foto in bianco e nero vengono proiettate sui teli posti in fondo allo spazio scenico, rigorosamente nero come l’abito talare. Negli intervalli tra un racconto e l’altro, vediamo i ritratti di gruppo in seminario o momenti di svago dei seminaristi, immagini che da un lato ci fanno entrare in empatia con quei ragazzi ma dall’altro sembrano essere una “maschera” dietro la quale si svolgevano quotidianità sterili, prive, paradossalmente, di quell’amore che doveva essere loro trasmesso e che loro stessi avrebbero dovuto a loro volta infondere durante la loro missione.
E questo racconto crudo e duro ci conduce verso quello che è appunto l’opposto di quelle costrizioni, sottolineando come solo interagendo si “vive”, perché solo le “persone ci salvano”.