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Il vizio dell'arte

millefoglieraccontato da
Valerio Millefoglie
 
luci
Nando Frigerio

suono
Giuseppe Marzoli

voce regsitrata
Giorgio Gaddi

sassofono
Luigi Napolitano

costumi
Saverio Assumma

musiche dal vivo
Matteo de Mojana

produzione
Teatro dell'Elfo

 
Gli attori conclamati, quelli ufficiali, entrano in scena. La sala si zittisce, le luci rimangono accese durante le prime battute. Poi l’attrice che interpreta l’aiuto regista chiede il buio in sala. E tutto finisce.

Mi ricorda “Recita estiva”, un romanzo di Christa Wolf di cui ho letto tante pagine ma sempre la stessa: la prima pagina. È così folgorante l’incipit, mi parla così tanto, che non sono riuscito mai ad andare oltre: “Fu in quell'estate straordinaria. Sapevamo solo che volevamo stare insieme. Ci accadeva di chiederci in qual modo, un giorno, avremmo pensato a quegli anni, cosa avremmo raccontato a noi e agli altri. Ma in realtà non credevamo che il nostro tempo fosse limitato. Ora che tutto sta per finire, è possibile rispondere anche a questa domanda. Ora che Luisa è partita, Bella ci ha lasciato per sempre, Steffi è morta, le case sono distrutte, la vita è di nuovo governata dal ricordo. Non doveva accadere".


Accade sempre. Anche ad Auden e Britten. Uno non ricorda ciò che ha detto qualche frase prima e usa il lavandino di casa come orinatoio. L’altro lavora a quella che sarà la sua ultima opera, Morte a Venezia, e pochi anni più tardi morirà. Sipario. Anche su di me, interprete dell’unico spettatore di una sala piena, in una sera di fine ottobre.