Il mercante di Venezia
raccontato da
Stefano Cordella
di
William Shakespeare
adattamento
e regia
Filippo Renda
con
Sebastiano Bottari
Matteo Gatta
Mattia Sartoni
Beppe Salmetti
Francesca Agostini
Irene Serini
Simone Tangolo
scene e costumi
Eleonora Rossi
Stefano Cordella
William Shakespeare
e regia
Filippo Renda
con
Sebastiano Bottari
Matteo Gatta
Mattia Sartoni
Beppe Salmetti
Francesca Agostini
Irene Serini
Simone Tangolo
scene e costumi
Eleonora Rossi
Plastica e tenerezza: queste le prime sensazioni che mi vengono in mente ripensando al Mercante di Venezia targato Idiot Savant.
Il regista Filippo Renda immerge letteralmente Venezia nella plastica amplificando il senso di aridità, individualismo e finzione dei nostri tempi. Ogni rapporto umano è viziato dal tornaconto personale. Non c’è amore. L’amicizia tra Bassanio e Antonio è più che mai disincantata e lascia poco spazio ai buoni sentimenti. I personaggi sputano fuori rancori e sono disposti a tutto per ottenere ciò che vogliono. Uno specchio spietato della società contemporanea reso ancora più squallido dalle “carnevalate” con cui Renda ci mostra la Venezia by night corrotta e dissoluta. Shylock da potenziale carnefice diventa vittima sacrificale e per un istante lo vorresti abbracciare, proteggere. E poi c’è Belmonte, dove tutto appare ingenuo e incontaminato, ma la plastica sta arrivando anche lì, a impacchettare di cinismo i cuori forse ancora puri di Porzia e Nerissa.
Dalla tenerezza alla disillusione. I corpi e le voci degli attori vibrano sulla scena lasciando spazio a una fragilità che commuove. Filippo lavora sull’umano, sulla relazione più profonda e inquieta tra i personaggi dando al testo di Shakespeare un respiro contemporaneo innovativo pur rispettando lo spirito del classico.
Uno spettacolo coraggioso e di grande personalità che non risparmia nessuno, lasciando allo spettatore un senso di vuoto e inadeguatezza che a distanza di anni in me risuona ancora.
Il regista Filippo Renda immerge letteralmente Venezia nella plastica amplificando il senso di aridità, individualismo e finzione dei nostri tempi. Ogni rapporto umano è viziato dal tornaconto personale. Non c’è amore. L’amicizia tra Bassanio e Antonio è più che mai disincantata e lascia poco spazio ai buoni sentimenti. I personaggi sputano fuori rancori e sono disposti a tutto per ottenere ciò che vogliono. Uno specchio spietato della società contemporanea reso ancora più squallido dalle “carnevalate” con cui Renda ci mostra la Venezia by night corrotta e dissoluta. Shylock da potenziale carnefice diventa vittima sacrificale e per un istante lo vorresti abbracciare, proteggere. E poi c’è Belmonte, dove tutto appare ingenuo e incontaminato, ma la plastica sta arrivando anche lì, a impacchettare di cinismo i cuori forse ancora puri di Porzia e Nerissa.
Dalla tenerezza alla disillusione. I corpi e le voci degli attori vibrano sulla scena lasciando spazio a una fragilità che commuove. Filippo lavora sull’umano, sulla relazione più profonda e inquieta tra i personaggi dando al testo di Shakespeare un respiro contemporaneo innovativo pur rispettando lo spirito del classico.
Uno spettacolo coraggioso e di grande personalità che non risparmia nessuno, lasciando allo spettatore un senso di vuoto e inadeguatezza che a distanza di anni in me risuona ancora.