Il bugiardo
Carlo Goldoni
Maurizio Lastrico
e Popular Shakespeare Kompany
Maria Sofia Alleva
Fabrizio Contri
Andrea Di Casa
Michele Di Mauro
Elena Gigliotti
Deniz Özdŏgan
Nicola Pannelli
Sergio Romano
Roberto Turchetta
Simone Luglio
Se sia nato prima l’uomo o la bugia non è dato di sapere. Siamo, tuttavia, propensi a pensare che la nascita della bugia sia successiva e non antecedente o contemporanea alla nascita dell’uomo, ché se la bugia fosse nata prima o contemporaneamente, Eva istintivamente, per puro spirito di sopravvivenza proprio come Lelio, ne avrebbe fatto uso incolpando Adamo e ci saremmo evitati un mucchio di seccature per i secoli a venire, tipo partorire con gran dolore e lavorare con gran sudore.
Certo è che guardando la bella messa in scena de Il Bugiardo di Carlo (Osvaldo) Goldoni, classe 1707, per la regia di Valerio Binasco, non si può non pensare che la bugia sia un articolo che non uscirà mai dal catalogo delle umane produzioni. E’ un Bugiardo seriale così contemporaneo il Lelio/bravissimo-Lastrico di Binasco da poter essere il nostro collega d’ufficio, nostro fratello, l’amico caro. E a ben guardare possiamo dire che tutti i personaggi/uno-più-bravo-dell’altro-attori della ricca Popular Shakespeare Kompany, popolano la nostra tragicomica quotidianità.
Ma ci sono bugie e bugie, e le Bugie di Lelio, in fondo, ci fanno, simpatia: sono veri è propri atti rivoluzionari. Atti maldestri e rovinosi, così disperatamente umani. “Spiritose invenzioni” di cui Lelio stesso è vittima, in una spirale senza fine, perché “le bugie sono per natura così feconde, che una ne suole partorir cento”.