I vicini
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Per Romeo e Giulietta Prokofiev aveva scritto un balletto così rivoluzionario che i ballerini, per riuscire a danzare, si cantavano un altro motivo in testa. Allo stesso modo ne I vicini c’è stata una scrittura invisibile, “L’attore non può recitare il mistero, deve recitare un’azione e qui nel testo i conti non tornano volutamente, per cui l’attore si chiede cosa sta recitando. Ha bisogno di un filo da seguire, che non è il filo del pubblico. Così ci siamo inventati una sottostoria. Alcuni momenti sono poi riaffiorati. Ad esempio l’ipotesi di relazione simmetrica fra me e la vicina e fra la mia compagna e il marito della vicina, spunta fuori in una battuta verso il finale. Lui mi dice – Tu hai messo gli occhi su mia moglie- E io rispondo – E tu su Greta”.
Alla fine dello spettacolo, nella scenografia disabitata, sembra rimanere un eco. Lo stesso che lasciamo nelle case in cui abbiamo vissuto.
Alla fine dello spettacolo, nella scenografia disabitata, sembra rimanere un eco. Lo stesso che lasciamo nelle case in cui abbiamo vissuto.