Eigengrau
raccontato da
Ippolita Aprile
Tommaso Amadio
Valeria Barreca
Federica Castellini
Massimiliano Setti
regia
Gabriele Di Luca
Bruno Fornasari
Marco Casazza
scene e costumi
Erika Carretta
Teatro Filodrammatici
Carrozzeria Orfeo
Il signore davanti a me si gira verso la moglie e dice con rammarico “Eh, volevo portare la nonna…” . Intanto sul palco si sta concludendo la scena più forte dello spettacolo: una fellatio molto esplicita.
Effettivamente la nonna fino a quel momento si sarebbe potuta divertire. I personaggi si rimbalzano le battute rapidamente, come in una sit-com, una di quelle in cui la produzione non spende tanto: due set, casa delle ragazze e casa dei ragazzi.
Rose è una frivola neo-fricchettona squattrinata, crede alle fate, alla cabala, alle erbe, alle pietre e chissà a cos’altro… E così come crede all’esistenza degli gnomi, crede all’amore di Mark, managerino rampante, seduttore seriale. Forse Cassie , femminista pasionaria, potrebbe riscattare il genere femminile, ma anche lei ben presto si lascia ammaliare dalla parlantina di Mark. Chiude il quadrato amoroso Tim, il coinquilino di Mark, che non può che innamorarsi a sua volta di Rose.
Ma lo spettacolo prosegue e l’atmosfera da Friends lascia il posto allo stridere di quattro esistenze, quattro solitudini che si incrociano sullo sfondo di una grande città. Lo spettatore dunque non si immedesima, ma osserva attonito alla farsa che si trasforma in tragedia.
Complimenti ai quattro attori che si mantengono nel sottile equilibrio tra comicità e disagio.