Bull
raccontato da
Ippolita Aprile
Linda Gennari
Pietro Micci
Andrea Narsi
Alessandro Quattro
regia e
spazio scenico
Fabio Cherstich
Jacopo Gassmann
Teatro Franco Parenti
Nella jungla degli uffici tre impiegati lottano tra loro per mantenere il posto di lavoro. Due resteranno e uno sarà licenziato. Da subito si capisce che la lotta è impari: il grassoccio, impacciato e malvestito è dato subito per perdente. Gli altri due, belli, atletici, con addominali scolpiti e unghie affilate hanno la vittoria in pugno.
Con l'animo diviso tra pietà e accanimento lo spettatore continua a sperare fino alla fine che il povero mobbizzato, il maschio beta sovrappeso, abbia il suo momento di riscossa, o che per lo meno riesca a uscire di scena con orgoglio, a testa alta. Un po' come quando, imperterriti e atterriti, speriamo che l'antilope riesca a sfuggire al leone: continuiamo a fare il tifo per lei, anche quando il sangue comincia a scorrere.
Dall'altra parte, come il pubblico delle corride, ci si allea con i carnefici e si infierisce sul malcapitato. La cravatta fuorimoda, il vestito un po' sdrucito, il carattere remissivo descrivono il perdente, l'anello debole della catena che darwinianamente deve soccombere.
Uno spettacolo crudele e interessante. In scena l'insopportabile Isobel di Linda Gennari, il sadico Tony di Pietro Micci, il Thomas, tragicamente inetto di Andrea Narsi e per finire l'algido capo, tagliatore di teste, Alessandro Quattro. La regia è di Fabio Cherstich.